Da decenni l’attività turistica rappresenta la punta di diamante dell’economia baleare, riuscendo ad accrescere la sua importanza negli anni a scapito di altre attività. Con il sopraggiungere della crisi, poi, che ha colpito principalmente l’industria, il piccolo commercio e i servizi pubblici, il turismo ha occupato quasi la totalità dell’economia isolana. La maggior parte del prodotto interno lordo, e di conseguenza la maggior parte della classe lavoratrice, dipende dal massiccio arrivo di turisti (che stando alle statistiche quest’anno superano i 13 milioni).
A sei anni dall’esplosione della bolla immobiliare che alle Baleari ha imposto il turismo come indiscusso pilastro dell’economia, il bilancio non potrebbe essere più negativo. L’alto tasso di disoccupazione è diventato normalità e i posti di lavoro creati per lo più in questo settore, sono sempre più precari. In cambio i profitti dell’onnipotente industria turistica hanno battuto ogni record. Per esempio il 20 aprile1 il Diario di Maiorca pubblicava la notizia che negli anni 2011 e 2012 gli incassi registrati dagli hotel (benché una parte non venga dichiarata, finendo direttamente nei paradisi fiscali) sarebbero aumentati del 55% mentre nello stesso periodo di tempo sarebbe cresciuta solo del 5,4% la spesa per i dipendenti (che devono accettare condizioni sempre più precarie). Questo non ha fatto altro che allargare la disuguaglianza sociale e la nostra dipendenza politica ed economica da coloro che manovrano e gestiscono i flussi del turismo. In questo modo diventano molto più chiare le differenti leggi in favore del turismo che tanto l’attuale governo come quello passato hanno imposto.
In conclusione l’afflusso record di 13 milioni di turisti ci ha reso più poveri e più legati politicamente ai disegni dell’oligarchia alberghiera. Inoltre, come sappiamo, il costo in termini energetici e ambientali che paghiamo per poter accogliere una simile quantità di calzini e sandali2 non accenna a diminuire. Ora, con la legge Delgado la distruzione più aberrante sarà legalizzata. Le zone di Canyamel e Fontanelles ne sono un ottimo esempio.
Dall’altro lato, non possiamo dimenticare la banalizzazione di tutto ciò che il turismo calpesta né la sua aggressività verso le culture locali.
Di fronte a questo panorama crediamo che chi ha ancora un senso critico verso questo modello di società che c’impone la monocultura turistica patrocinata dalle élites locali e internazionali, dovrebbe metterla in discussione mettendo in discussione a sua volta il sistema politico ed economico che lo rende possibile: il capitalismo.
1 [Ndt] 2014.
2 [Ndt] Espressione ironica, riferita alle calzature dei turisti nordeuropei.